Ingauni e Romani

I Liguri Ingauni – Intorno al VI secolo a. C. nuclei di Liguri Ingauni colonizzano la pianura formata dal fiume Centa per dare vita ad una società agropastorale.

Per controllare e proteggere la piana, fondano un oppidum, un centro fortificato conosciuto come Albium Ingaunum, “la fortezza degli Ingauni”. L’oppidum è ubicato a pochi passi dal mare, vicino ad un’ampia insenatura protetta, una sorta di porto naturale.

Gli Ingauni, nel IV sec. a. C. acquisiscono notevoli conoscenze marittime ed arrivano a costruire una piccola ma agguerrita flotta navale. Sfruttando le potenzialità offerte dalla baia praticano, con lucrosi profitti, la pirateria.

Durante la Seconda Guerra Punica (218 – 201 a.C.) Albium Ingaunum si allea con Cartagine. Magone, fratello di Annibale, ammiraglio di una potente flotta, si serve in più di una occasione della rada di Albium Ingaunum per le sue azioni militari e, secondo la tradizione, dopo una sfortunata missione muore proprio nelle acque del porto ingauno. Gli Ingauni, dopo la sconfitta dei Cartaginesi, si alleano con i Romani ma continuano le loro scorribande piratesche. Roma, non più disposta a tollerare, invia nel 181 a. C. una spedizione comandata dal proconsole Lucio Emilio Paolo.

Il proconsole sconfigge pesantemente gli Ingauni e Roma può finalmente sottomettere tutto il loro territorio. Albium Ingaunum viene distrutta sin dalle fondamenta, tanto che non è stato trovato alcun reperto dell’antica città ligure, e inizia la fase della ‘romanizzazione’.

L’EPOCA ROMANA – Nel 180 a.C. i Romani colonizzano la regine degli Ingauni sostituendo al loro antico oppidum un castrum militare che progressivamente si trasforma in una città romana chiamata Albingaunum. Nel 13 a. C. Albingaunum viene collegata, tramite la via Iulia Augusta, alla Gallia meridionale e a Genua (Genova) con tutte le connessioni verso il nord e il sud della penisola.

Nel I sec. d. C. Albingaunum è ormai un municipium, i suoi abitanti sono cittadini romani a tutti gli effetti, eleggono propri magistrati e senatori locali, i decuriones.

Dal I al III secolo d. C. Albingaunum gode ampiamente della Pax Romana e diventa una città fiorente e sicura. Tale prosperità è attestata da numerosi reperti archeologici: terme, anfiteatro, acquedotto e tombe patrizie costruite lungo la via Iulia Augusta.

Significativo il caso di un suo cittadino, Proculo, che, nel 280 d. C., aspirando a diventare imperatore, arma a sue spese un piccolo esercito personale contro Probo. Proculo viene sconfitto e giustiziato, ma il suo tentativo è un indice del livello di ricchezza che accompagna le imprese agricole della piana ingauna.

Si diffonde anche nel territorio di Albingaunum il Cristianesimo. Un episodio di notevole rilevanza: nel IV secolo d. C. San Martino, Vescovo di Tours, perseguitato dagli Ariani, trova rifugio sull’isola Gallinara che si erge proprio di fronte alla città.

La prosperità di Albingaunum viene interrotta dalla crisi dell’Impero Romano e dalle invasioni barbariche. I Visigoti nel 402 saccheggiano e devastano Albingaunum riducendola ad un cumulo di rovine. Flavio Costanzo, generale dell’imperatore Onorio, marito di Galla Placidia, di passaggio per una spedizione in Gallia, nel 414 decreta la ricostruzione della città: vengono riedificate le mura, che resisteranno per tutto il medioevo, i principali edifici cittadini e le prime strutture cristiane, la Cattedrale e il battistero. Nel 451 viene nominato il primo vescovo della città: Quinzio.

Con la caduta dell’Impero Romano, Albingaunum nel V secolo passa sotto il dominio Ostrogoto e nel VI secolo sotto quello bizantino conservando, in entrambi i casi, una certa prosperità economica.